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I am rooted, but I flow

Lucrezia

Ecco, pensò Amerigo, quei due, così come sono, sono reciprocamente necessari.

E pensò: ecco, questo modo d’essere è l’amore.

E poi: l’umano arriva dove arriva l’amore; non ha confini se non quelli che gli diamo.

[La giornata di uno scrutatore, Italo Calvino, 1963]

Girls just wanna have funDAMENTAL RIGHTS

La Women’s March, tenutasi il 21 gennaio 2017, ha avuto luogo in moltissime città di tutto il mondo per promuovere i diritti delle donne, riforme sull’immigrazione e i diritti della comunità LGBT e allo stesso tempo per denunciare le discriminazioni razziali e di genere, le condizioni dei lavoratori e dell’ambiente.

Iniziata a Washington, il giorno dopo l’insediamento di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti, la marcia si è propagata in tutto il mondo: 408 registrate negli Stati Uniti e 168 in altri paesi. La protesta ha coinvolto centinaia di migliaia di persone contate solo a Washington, raggiungendo i quattro milioni in tutto il mondo, incluse star della musica e del cinema.

Qui alcune foto trovate nel web dei cartelloni più belli.

This instinct to humiliate, when it’s modeled by someone in the public platform, by someone powerful, it filters down into everyone’s life because it kind of gives permission for other people to do the same thing. Disrespect invites disrespect. Violence incites violence. When the powerful use their position to bully others, we all lose.

Meryl Streep, The Golden Globes 2017

La mia etica

Fino a questo momento non mi ero mai interrogata su quale fosse la mia etica e in un certo senso avrei preferito rimanere così, senza saperlo, dato che continuo a pensarci senza però riuscire a darmi una risposta. La mia prima risposta istintiva è stata “ma io non ho un’etica, faccio tutto in maniera spontanea” ma analizzandomi e riflettendoci meglio effettivamente mi sono resa conto del fatto che pur non facendoci caso un’etica ce l’ho eccome.

Prima di tutto bisogna chiarire che dal mio punto di vista l’etica è una cosa molto soggettiva e pertanto è praticamente impossibile trovarne una che vada bene per tutti. D’altronde è da ciò che nascono la maggior parte dei conflitti presenti nel mondo. Se fosse così facile trovare un’etica che vada bene per tutti vivremmo in un mondo felice e sereno, ma purtroppo non è così.

Quindi, essendo l’etica una cosa soggettiva, cambierà da soggetto a soggetto e sarà influenzata da vari fattori tra cui il carattere di una persona, l’ambiente da cui proviene, la religione, l’educazione ricevuta e la propria sensibilità. Essendo io una persona molto determinata, precisa, pratica e con un alto senso del dovere la mia etica sarà di conseguenza tale, si suppone.

Dopo aver studiato con molta fatica Kant mi sono resa conto che la definizione che dà lui di etica sembrava molto in linea con quello che penso io, pur non avendo mai riflettuto su questo argomento. Particolarmente mi sono ritrovata nella formulazione “agisci unicamente secondo quella massima che puoi voler divenga una legge universale”. Poi, riflettendoci un po’ su, mi sono resa conto che nemmeno questa poteva definire l’etica in maniera universale, può essere applicata solo in determinati casi. Prendendo per esempio il caso dell’aborto, applicando la formulazione di Kant, esso non è considerato un comportamento etico perché se tutte le donne abortissero sempre e necessariamente la specie umana cesserebbe di esistere. Qualcuno potrebbe trovarsi d’accordo con questa affermazione, ma io non lo sono. Dal mio punto di vista qualsiasi donna in una condizione tale da non potersi prendere cura di un bambino, o per motivi economici o personali, ha tutto il diritto di fare questa scelta.

Per la maggior parte delle cose, per come sono fatta io, la mia etica si potrebbe riassumere con “lo faccio perché devo”. Spesso mi capita di fare delle cose, magari anche controvoglia, solo perché il mio senso del dovere mi dice che è giusto che io lo faccia. Dover prendere una decisione, anche se poco importante, per me è sempre un dramma perché tendo ad analizzare ogni situazione nei minimi dettagli, cercando di trovare la soluzione che più conviene, nella speranza di riuscire ad accontentare il maggior numero di persone coinvolte. E’ per questo motivo che spesso tendo a perderci io a costo di fare un favore a qualcun altro. Questo mio analizzare eccessivamente le situazioni non è detto che mi porti a prendere la decisione corretta, anzi, spesso è il contrario perché mi concentro troppo su dettagli futili tranquillamente trascurabili e non mi rendo conto che la soluzione è semplice e chiara. 

La mia etica mette quindi la maggior parte delle volte il bene degli altri prima del mio. Non è questione di “bene” e “male” o “giusto” e “sbagliato”. E’ questione di rispetto delle opinioni, delle credenze e delle scelte degli altri, senza la necessità di giudicare ogni azione soprattutto senza prima conoscere e informarsi in maniera adeguata.

L’unica etica universale che può esistere è quindi quella che si basa sul rispetto verso gli altri esseri viventi, umani e animali: la mia libertà e le mie azioni non possono e non devono danneggiare gli altri. Se tutti rispettassero queste condizioni non ci sarebbe nemmeno il bisogno di discutere su cosa sia giusto e cosa sbagliato.

Living in the hidden tunnels of Las Vegas

Negli Stati Uniti nelle città più emblematiche del paese, tra cui New York e Las Vegas, esistono sotterranei popolati da migliaia di persone. Nascosti in gallerie decine di metri sotto terra, emarginati e senzatetto vivono nell’ombra senza che nessuno lo sappia.

I tunnel del sistema fognario di Las Vegas si estendono nel sottosuolo per una lunghezza di circa 320 chilometri. Lungo alcune parti al loro interno, vivono un migliaio di persone che hanno trasformato questo labirinto nella loro dimora, rendendo i bungalow sotterranei delle vere e proprie abitazioni.

In un paese in cui i grattacieli si innalzano fino alle nuvole e un ingente ammonto di denaro circola ogni giorno nei casinò, queste persone, definite uomini talpa, si nascondono dagli altri, dalla luce del sole, dalla società e dai debiti, vivendo in totale contrapposizione al lusso e allo spreco della città che si trova sopra le loro teste.

Matthew O’Brien si è tuffato in questo universo sotterraneo e ha percorso chilometri di gallerie cercando di scoprirne di più sulla vita di queste persone. Da anni il progetto Shine A Light, da lui creato, si occupa di raccogliere acqua, cibo, vestiti e medicinali in sostegno di coloro che vivono sottoterra.

How do homeless women cope with their periods?

Ogni mese, migliaia di donne senzatetto sono costrette ad affrontare una situazione di crisi durante il periodo delle mestruazioni. Esse sono esposte a infezioni e spesso non riescono a comprare le risorse sanitarie necessarie a causa del loro prezzo elevato. Mantenere la propria sicurezza e l’igiene vivendo in strada non è così facile.

Questo video mostra la quotidianità di alcune donne costrette a vivere in queste difficili condizioni.

Escher: questione di punti di vista

Dal 24 giugno 2016 al 22 gennaio 2017, Palazzo Reale di Milano ospita una mostra interamente dedicata all’incisore e grafico olandese Escher.

Maurits Cornelis Escher, scomparso nel 1972, ha lasciato un vastissimo numero di opere che non solo non mostrano i segni del tempo, ma possono essere considerate di essenziale influenza sulle nuove tecnologie digitali. Le opere di Escher sono caratterizzate da incisioni su legno, litografie e mezzetinte che tendono a presentare costruzioni impossibili, esplorazioni dell’infinito, tassellature del piano e dello spazio e motivi geometrici che cambiano gradualmente in forme sempre differenti. Molto apprezzato è il suo uso razionale di poliedri, distorsioni geometriche ed interpretazioni originali di concetti appartenenti alla scienza.

L’esposizione vuole sottolineare l’attitudine dell’artista ad osservare la natura in modo differente, da un punto di vista tale da far emergere la bellezza della regolarità geometrica che diviene magia e gioco.

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Giorno e notte (1938), xilografia

Con oltre 200 opere, l’esposizione è un viaggio all’interno dello sviluppo creativo dell’artista, partendo dalla radice liberty, soffermandosi sul suo amore per l’Italia e individuando nel viaggio a L’Alhambra e a Cordoba la causa del suo interesse per le forme geometriche.

La parte centrale della mostra è il momento della maturità artistica di Escher con i temi della tassellatura e degli oggetti impossibili. Questi due aspetti introducono al suo rapporto con le Avanguardie storiche, come il Futurismo, e un chiaro riferimento al Surrealismo.

Nella mostra è presente una sezione dedicata agli aspetti matematici e di percezione visiva dell’Universo.

E infine, una sezione dedicata a documentare quanto la lezione di Escher sia stata centrale nella cultura, nell’editoria e nella musica del Novecento: la sua arte è entrata infatti nel mondo dei fumetti, della pubblicità, dei videoclip musicali e del cinema.

Freddo, neve e speck

Per inaugurare il nuovo anno nel migliore dei modi e spezzare la monotonia della quotidianità, ho deciso di spendere qualche giorno circondata da un panorama un po’ diverso dal solito. Quindi, dopo sei ore di pullman passate principalmente a litigare con il Wi-Fi, sono giunta ad Innsbruck, in Austria.
A qualche minuto di bus dalla città, tra monti e boschi innevati, si trovava il nostro alloggio: una botte (letteralmente) in legno con una stufetta, due letti e nient’altro. Proprio così, non c’era nemmeno il bagno. O meglio, c’era ma era in comune.
Nonostante ciò, il luogo era in ogni caso molto caratteristico e tranquillo, tant’è che la mattina era il canto degli uccellini a svegliarci.


Innsbruck è il capoluogo del Tirolo Settentrionale e dello stato federato austriaco del Tirolo. Con i suoi 130.894 abitanti, Innsbruck è la quinta città più grande dell’Austria. È attraversata dal fiume Inn, infatti il suo nome deriva da Inn e bruck e significa Ponte sull’Inn.

Innsbruck è caratterizzata da innumerevoli luoghi d’interesse che spaziano da chiese, abbazie e monumenti a impianti sportivi e ristoranti tipici.
Qui sotto farò un breve approfondimento su alcuni dei luoghi visitati che più mi hanno colpito, nel caso qualcuno decidesse di fare un salto in questa meravigliosa città.

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Stadtturm 

La Torre civica di Innsbruck, con i suoi 51 metri d’altezza, è una tappa immancabile per godere di una magnifica vista sulla città e i monti circostanti.
Al tempo della della sua costruzione, fra il 1442 e il 1450, era una delle torri più alte dell’area è simbolo imponete d’autocelebrazione della borghesia.
Nel 1468 vi fu montata una campana d’allarme in caso di incendio o tempesta per avvertire la popolazione. In base ad un determinato numero di rintocchi della campana era possibile identificare il luogo del pericolo.
I guardiani della torre prestavano servizio di notte e di giorno. Ad essi spettava il compito di battere le ore ed avvertire per tempo i cittadini in caso di pericolo. L’ultima guardiana fu Maria Winterle che prestò servizio fino al 1967.
Nel Medioevo inoltre la parte inferiore della Torre ospitava le prigioni cittadine. Le barre alle finestre dei primi due piani ne sono ancora oggi testimonianza.
Oggigiorno la particolare forma della scala consente due percorsi separati per facilitare la salita e la discesa creando un emozionante dinamismo fra le antiche mura.

Basilika Wilten

La basilica di Nostra Signora sotto le Quattro Colonne è una chiesa parrocchiale e un importante santuario mariano dedicato all’Immacolata Concezione. Essa rappresenta uno dei capolavori dell’architettura barocco-rococò dell’Austria.
Secondo la leggenda, in questo luogo, vi era già un’effigie dedicata alla Vergine venerata dai legionari romani. Infatti sotto la chiesa degli scavi hanno rinvenuto i resti di una chiesa paleocristiana del V secolo.

Stift Wilten

L’abbazia di Wilten fu affidata ai Premostratensi nel 1128. L’intonaco arancio e la forma curva della facciata indicano però uno stile barocco tipico del XVII secolo. Aimone e Tirso, i due giganti in legno dipinto all’entrata, ne ricordano le origini leggendarie. All’interno, una magnifica grata protegge la statua più antica dello stesso Aimone. Dipinti e stucchi decorano la navata fino a giungere all’altare maggiore sormontato dal Trono di Salomone.

Triumphpforte

Nel centro storico di Innsbruck, all’estremità meridionale della Maria-Theresien-Straße, si avvista l’imponente Arco di Trionfo, una delle attrazioni turistiche più note della città. Questo monumento a tre arcate, che riprende lo stile di un arco di trionfo romano, fu realizzato nel 1765 sotto l’Imperatrice Maria Teresa, che lo fece edificare per le nozze del figlio, l’arciduca Leopoldo, con l’Infanta di Spagna Maria Ludovica. Sul lato sud dell’arco i rilievi in marmo del 1774 ricordano questo gioioso evento, mentre quelli del lato nord raffigurano la morte del padre dello sposo, deceduto inaspettatamente proprio a Innsbruck, dove si trovava in occasione dei festeggiamenti per le nozze.

Inferno dietro le sbarre

Pozzuoli, in Campania, è uno dei cinque carceri femminili presenti in Italia.
L’edificio risale al quindicesimo secolo, quando l’intero complesso era un convento fondato dai frati minori. Dopo il terremoto del 1538 questo era stato adibito a rifugio per pescatori e marinai, e successivamente ad area cimiteriale e residenza estiva per la diocesi.

Oggi il carcere si compone di tre sezioni, una per piano, in cui le detenute sono suddivise per pena e reati commessi.

Il comitato “Parenti e amici delle detenute del carcere di Pozzuoli” intrattiene una fitta corrispondenza con le recluse, e fino al maggio 2015 non vi era mai stata alcuna denuncia delle detenute riguardo la loro condizione nella struttura. È allora, però, che ha iniziato a circolare una lettera anonima contenente considerazioni sul quotidiano delle detenute e sulle loro condizioni fisiche e psicologiche.

“[…] in questo “inferno” che noi viviamo, andiamo avanti solo con le minacce dei rapporti, anche per una sigaretta, che è l’ultima cosa che ci è rimasta qua dentro, in questo inferno che è così facile ad entrare, ma così difficile ad uscire. Vogliamo informarvi che viviamo in una stanza in cui siamo degradate e costrette a vivere piene di umidità […] In ogni stanza viviamo in 10 persone e devi fare la fila per andare in bagno e svegliarti presto per farti una doccia prima che l’acqua calda va via; lo shampo lo possiamo fare solo una volta a settimana, quindi adesso è quasi estate e ci possiamo anche arrangiare, ma pensate quando viene l’inverno quello che dobbiamo subire. Tanto che l’inverno, tante volte, talmente che fa freddo che ci alziamo solo per mangiare […]
Noi detenute della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli vorremmo che voi ci aiutiate, ma sappiamo anche che anche se venite da noi siamo state avvisate che dobbiamo dire che qua va sempre bene e che ci trattano bene: sono tutte bugie che siamo costrette a dire […]
Ah dimenticavamo anche un’altra cosa. Lo sapete che quando lavoriamo il carcere si prende 50 euro ogni mese per il letto? Si lavora molto e prendiamo quasi l’elemosina e quindi questo è un altro abuso, di sfruttamento vero e proprio. Ma lo Stato questo lo sa? O conviene anche a loro? Grazie sempre per quello che fate per noi.”

Per molte delle donne il rapporto col carcere era fatto di brevi e ripetute permanenze per reati contro il patrimonio o spaccio e detenzione di stupefacenti. Anche la voce “prostituzione” compariva spesso, seppure con minore frequenza: non essendo incriminabile lo status di prostituta, si trattava di reati legati a tale condizione, come oltraggio, lesione e resistenza a pubblico ufficiale, violazione del foglio di via, atti osceni e rissa.

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Ritratto di una giovane detenuta nella sua cella

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Interno di una cella nella seconda sezione. Sono evidenti le condizioni fatiscenti in cui le detenute sono costrette a vivere. Umidità e muffa sono presenti in quasi tutto l’edificio.
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Alcune detenute giocano a tombola 
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Particolare dell’area studio dell’Istituto
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L’area passeggi interna al carcere viene utilizzata dalle detenute, specialmente in estate, come un improvvisato solarium open space con teli da mare e crema abbronzante

Fotografie di Claudio Menna

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